venerdì 28 settembre 2012

Día por la despenalización del aborto en América Latina y el Caribe


28 settembre, giornata per chiedere la depenalizzazione dell'aborto in America Latina e nei Caraibi.
Con alcune compagne dell'IFFI e donne di altre organizzazioni, come la plataforma de mujeres, abbiamo creato un'installazione artistica per sottolineare il diritto di ogni donna di decidere sola del proprio corpo. 

In America Latina e nei Caraibi, infatti, la maggioranza delle donne è costretta ad abortire in una situazione di clandestinità, in condizioni insicure e insalubri che rendono la loro dignità e la loro salute vulnerabili. In alcuni Paesi, come: Cile, Nicaragua, El Salvador, Honduras e La Republica Dominicana l'aborto è vietato in qualsiasi caso; in altri Paesi, dove si permette, secondo la legge, l'aborto per questioni di sicurezza medica o di violenza sessuale, l'accesso a tale pratica è tuttavia ostacolato dai settori religiosi o più conservatori della società che si oppongono alla possibilità di attuare l'aborto. 

Come descritto attraverso la campagna 28 de spetiembre, a cui aderiscono varie associazioni e gruppi di donne in America Latina e nei Caraibi, negare l'interruzione volontaria di gravidanza attraverso la legge, sottolinea l'esistenza di un meccanismo di potere e di controllo che agisce sul diritto di decidere del proprio corpo, sull'autonomia, sulla sessualità e sulle scelte riproduttive delle donne, ignorando le donne come esseri umani con piena capacità di prendere decisioni etiche rispetto al prorpio corpo e la proprioa vita. 

La realtà Boliviana dimostra come il fatto che l'aborto sia una pratica clandestina in molti casi non impedisce che venga praticata ugualmente, in luoghi spesso insicuri e in condizioni precarie. Il 10% delle morti materne è conseguenza di un aborto insicuro, questo si riflette nella morte di 65 donne ogni anno; ogni giorno, negli ospedali, vengono assistite dalle 10 alle 15 donne che hanno complicazioni a seguito di un aborto praticato in modo insicuro. Sono circa 50 mila ogni anno gli aborti clandestini praticati in Bolivia.

Quello che viene richiesto attraverso la campagna è uno sforzo del governo attraverso politiche pubbliche atte a prevenire le gravidanze indesiderate e a permettere alle donne che decidono di abortire di poterlo fare in condizioni sicure e legali.

"Quindi voi siete a favore dell'aborto?" chiede un signore che si avvicina al nostro stand. La signora che sta accanto a me gentilmente, ma con fermezza, risponde: "siamo a favore del fatto che ogni donna possa decidere liberamente del proprio corpo, senza il rischio di dover morire per portare a termine la sua scelta; che vengano incentivate campagne contro la violenza sessuale e a favore del diritto riproduttivo e sessuale di ogni donna, e con questo sottolineo l'importanza di campagne e politiche pubbliche per diffondere un educazione sessuale e diminuire i casi di gravidanze indesiderate". La nostra installazione artistica fa da sfondo a questa conversazione, c'è un necrologio in ricordo di tutte le donne che hanno perso la vita a causa di un aborto clandestino, durante il parto, o a causa dell'AIDS, del cancro al collo dell'utero, a seguito di violenze, del femminicidio e di altre conseguenze delle violazioni dei diritti sessuali e riproduttivi. Quattro candele illuminano una distesa di slip, ognuno con il nome di una donna accanto e un mazzo di fiori, ognuno riportando uno slogan diverso, per ricordare il diritto di ogni donna a decidere del proprio corpo. 

"los derechos sexuales y riproductivos son los mas umanos de los derechos"
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"Educación sexual para decidir; anticonseptivos para no abortar; aborto para no morir"
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"Las mujeres deciden, la sociedad respeta, el estado garanitza, las iglesias no intervienen"
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