martedì 27 novembre 2012

Terzo articolo pubblicato a settembre 2012

Rivista del mendrisiotto - Settembre 2012

Il mio contributo rispetto alla nuova legge contro la violenza verso le donne che ricoprono incarichi politici.
Donne in politiva, vittime di violenza

mercoledì 7 novembre 2012

Il primo articolo sulla mia esperienza boliviana

Il primo articolo che racconta della mia esperienza in Bolivia, pubblicato nell'edizione del mese di maggio de "La Rivista del Mendrisiotto", bimestrale illustrato del Mendrisiotto e Basso Ceresio.


Articolo Anna - Rivista Mendrisiotto

lunedì 5 novembre 2012

Todos santos




Durante la festa di Ognissanti in Bolivia si onora la memoria dei propri cari defunti; il primo giorno di novembre si ricevono la visita delle anime, il secondo giorno le si congeda.
Il rituale di ognissanti si mantiene soprattutto nell’area rurale, è un rituale complesso ed un esempio del sincretismo tra tradizione precoloniale e tradizione cristiana importata attraverso la colonizzazione spagnola.
Il culto dei morti nelle Ande risale, infatti, ai tempi preispanici quando la morte era concepita in modo diverso dalle civilà Inca e Tiwanaku. Nella tradizione precoloniale, quando una persona moriva, la sua anima si riuniva con el Urkhu Pacha, il mondo di sotto, un mondo sotterraneo dove le anime vivono il ciclo della vita al contrario: nascono vecchie per morire giovani e tornare poi a vivere nel mondo dei vivi. La morte quindi, rappresenta una tappa del ciclo della vita, al contrario di quella che è la visione della religione cristiana. Non è vista come un fatto tragico, così, quando qualcuno muore, si dice che la persona “se ha ido” (se n’è andata) o “ha partido” (è partita). La tradizione vuole poi che le anime che tornano portino fertilità e fecondità per tutto l’anno, siccome novembre è anche l’epoca della semina nei campi andini, e l’inizio della stagione delle piogge. Questa tradizione rappresenta l’importanza della reciprocità nella cultura andina: i vivi alimentano i defunti attraverso i loro riti, e i morti intervengono per dare fertilità alla terra e rendere la pioggia abbondante.
Secondo i racconti dei primi coloni spagnoli, nella cultura preispanica, i corpi venivano sotterrati imbalsamanti e riesumati tutti gli anni, coperti con vestiti puliti e preparati per la festa, in seguito venivano riposti nelle proprie tombe con abbondante cibo. La chiesa ha condannato tali rituali, (anche se sembra che in alcune zone ancora oggi si dissotterrino i morti), mentre altre tradizioni sono rimaste e si sono fuse con quelle cristiane. Oggigiorno per rappresentare questo rituale, un familiare del morto si traveste per prendere le sembianze del defunto e partecipa alla festa, quando finisce la festa i bambini lo cacciano con foglie di palma per evitare che l’anima del morto abbia la tentazione di rimanere tra i vivi.
Secondo gli Aymara tutti veniamo da un Winñay Marka (villaggio eterno) e quindi la morte non esiste ma è solo un ritorno a questo paese. Le anime dei defunti accompagnano per tre anni i vivi, dopodiché, il terzo anno, salgono sulle montagne per tornare al mondo degli antenati (achachillas). Per questo motivo, per tre anni consecutivi si realizza un altare per accogliere le anime dei propri cari in un rito realizzato dai parenti del defunto durante todos santos.
Ognissanti diventa quindi la festa del riavvicinamento tra i vivi e i morti; nonostante la diffusione sempre più importante di halloween, questa tradizione rimane consolidata. Di generazione in generazione è stata tramandata la credenza secondo la quale alle 12 del primo di novembre, le anime dei propri cari defunti ritornano a far visita alle famiglie e agli amici, per 24 ore. Nelle aree rurali, questa tradizione è ancora più forte, nei cimiteri vengono allestite tavolate di cibo e tutte le famiglie si riuniscono in un importante rituale di incontro.
Ogni primo e secondo giorno di novembre le famiglie boliviane preparano un tavolo, o per meglio dire un altare (apxatas), con diverse offerte per ricevere le anime dei famigliari morti che hanno lasciato il mondo terreno. Durante la festa ogni famiglia prepara un tavolo con diverse cose come le t’antawawas (pagnotte dalla figura umana), corone di pane, scale di pane, biscotti, frutta, dolci, bibite, cibo, fiori, ecc. In cima al tavolo viene posta una foto del defunto e candele accese, chicha, foglie di coca, sigari e cosi via. Alcuni pongono anche croci e elementi religiosi. Ogni elemento he occupa la tavola ha il suo significato.

Le scale di pane, rappresentano l’aiuto all’ascesa al cielo degli spiriti e hanno una connotazione cattolica; le cipolle in fiore servono al defunto per portare acqua durante il suo viaggio; i cavalli e i lama di pane sono usati dal defunto per camminare nei cammini più difficili degli spiriti; anche i fiori hanno il loro significato, le ginestre in vaso, per esempio, servono per scacciare gli spiriti nemici e le maledizioni o vibrazioni negative.
 L’arrivo delle anime dei defunti si manifesta in diversi modi: attraverso rumori, colpi, nella forza del vento; attraverso i sogni, annunciando che stanno per tornare. Possono rimanere anche più di 24 ore accanto ai vivi a dipendenza del trattamento che ricevono. Parte del rituale è anche la costruzione del tavolo (altare) rituale, ciascuno degli elementi che lo compone ha un suo significato. Alcuni antropologi sostengono che rappresenti la montagna degli antenati dove vanno le anime dei defunti, il tessuto che ricopre l’altare può avere diversi colori: bianco se il defunto è un bambino, nero se è un adulto, l’aguayo colorato se è una donna. 
I famigliari si siedono attorno al tavolo e ricevono le visite di coloro che desiderano accompagnarli durante il rito di ricordo del defunto, con preghiere, canti e condividendo il cibo. Il giorno seguente si ripetono i canti e la musica, i famigliari sistemano l’altare sopra il tavolo del defunto. Alcuni altari carichi di cibo sono veramente impressionanti, e riflettono l’importanza della persona defunta e la ricchezza della famiglia.
A mezzogiorno inizia il rituale di congedo verso le anime che devono tornare al mondo sotterraneo; parte del rituale è un’abbondante pranzo, che darà alle anime l'energia necessaria per il viaggio di ritorno.