lunedì 18 giugno 2012

Album di Bolivia Querida

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Sucre e Potosí

il mio primo mese all'IFFI

Le prime esperienze fanno parte della vita ma, in questo contesto tutto quello che succede viene automatico analizzato più a fondo.
Mi ricordo indistintamente il primo giorno a Cochabamba, la prima cena con la famiglia, il primo viaggio in trufi, il primo giorno alla cancha, il primo assaggio di anticucho, il primo sorso di chicha, il primo giorno di lavoro, le prime punture di zancudo e purtroppo anche la prima volta in cui il mio stomaco si è rivoltato con tutte le sue forze contro la cena, ma a quanto pare questo è un primo passo verso la fine del "rodaggio" in questa nuova esperienza.

Allo stesso modo, a proposito di prime esperienze, è finito il mio primo mese di stage. (Mi sono accorta che tutto quello che avrei voluto scrivere renderebbe questo post troppo articolato e pieno di informazioni, quindi mi sono ripormessa di scrivere più spesso per non creare troppa confusione).

Sto facendo uno stage presso l'IFFI, un'Organizzazione non Governativa che si occupa della promozione dei diritti delle donne e che intende promuovere la loro partecipazione attiva all'interno della società e delle aree del processo decisionale, in modo da influenzare le politiche pubbliche e trasformare i rapporti di potere e di subordinazione esistenti nella società. L'IFFI mira alla costruzione di una società democratica, giusta, equa ed egualitaria in termini di diritti e opportunità, in cui le donne possano esercitare una cittadinanza piena e partecipare, al pari degli uomini, alla realizzazione di condizioni di sviluppo rispettose della diversità etnica, di genere e socioculturale.

Durante questo primo mese all'IFFI ho avuto la possibilità di conoscere più da vicino quelle che saranno le mie colleghe per un anno, e le campagne ed i progetti che sono stati portati avanti dall'associazione nel corso degli anni. All'IFFI lavorano principalmente donne, nell'ufficio ci sono solo 4 uomini. L'ambiente è molto stimolante e attivo, dandomi l'opportunità di imparare molto. Anche dal punto di vista delle relazioni umane, gli scambi che si creano tra colleghe/i e tra le persone che incontriamo attraverso le attività, sono molto arricchenti.

Le campagne e i progetti sviluppati dall'IFFI nel corso degli anni mi hanno colpito molto e mi hanno dato lo stimolo per riflettere e per fare un confronto, che penso sia automatico, con la realtà europea a cui sono abituata.

Tra le tante, le due campagne che hanno attirato di più la mia attenzione sono: la campagna a cui sto collaborando, dedicata alla valorizzazione del lavoro domestico e alla corresponsabilità dei ruoli in ambito familiare, e la campagna per una comunicazione con equità, portata avanti da 4 anni, dove vengono consegnati premi alle aziende che diffondono una comunicazione equa che promuove cambiamenti positivi nelle relazioni di genere (il "premio libellula") e "ammonimenti" (con l'"antipremio scarafaggio") a quelle che diffondono e rafforzano, attraverso i media, idee e valori patriarcali che bloccano e rendono più complicato il raggiungimento di una comunicazione improntata all'equità e alla responsabilità sociale.

Leggendo gli esempi di pubblicità ammoniti e premiati tra quelli selezionati dall'IFFI mi sono resa conto di quando anche la nostra società sia ancora lontana da una comunicazione senza stereotipi. Le pubblicità ammonite sono principlamente spot televisivi (ma anche annunci sui giornali, alla radio, cartelloni in strada ecc.) con messaggi che rafforzano stereotipi e dove la mascolinità patriarcale continua ad essere il referente maggioritario e la reificazione e banalizzazione del corpo femminile, così come il suo sfruttamento, rimangono presenti in diversi modi e con molta forza.

Pensate a quanto, ancora troppo spesso, i messaggi tramsessi attraverso i media in Europa, rafforzino stereotipi di genere: quando si pubblicizza un prodotto per la casa o per la cura dei figli quasi sempre è la donna ad essere la protagonista, rafforzando ruoli sessisti, mentre se si pubblicizza una bevanda alcolica, o prodotti utilizzati in maggioranza dagli uomini, i destinatari sono gli uomini e il corpo della donna viene utilizzato come oggetto per attirare l'attenzione, trasmettendo canoni di bellezza che non corrispondono alla realtà.

I messaggi trasmessi dalle aziende attraverso i media si rispecchiano con forza all'interno della società, alimentando pratiche e stereotipi. Molte campagne restano incentrate sulla donna come oggetto di piacere maschile e rafforzano l'idea della proprietà dell'uomo sulla donna, alimentando un'attitudine macista e di sottomissione che giustifica, molte volte, azioni di violenza sessuale.

La campagna sulla valorizzazione del lavoro domestico si concetra principlamente in eventi svolti con le donne imprenditrici appoggiate dall'IFFI, e le loro famiglie. Gli eventi hanno come obiettivo quello di raccogliere dati sul grado di sensibilizzazione delle persone rispetto a questo tema, tramite l'osservazione delle famiglie durante un'attività e la distribuzione di questionari. Nell'ambito di questa campagna ho potuto dare un contributo diretto creando un'attività da svolgere con le famiglie, con lo scopo di valorizzare il ruolo della donna all'interno della casa e della società. Molto spesso, dai dati raccolti, risulta infatti che sono le donne, pur lavorando anch'esse fuori dalla casa, ad occuparsi delle faccende domestiche e della cura dei bambini semplicemente perchè "così è stato insegnato" o "così deve essere". Attraverso le attività svolte all'interno di questa campagna si mira essenzialmente a sottolineare l'importanza della corresponsabilità dei ruoli tra uomini e donne nella cura dei bambini e della casa e la valorizzazione del doppio lavoro delle donne all'interno della società.

Alla fine di questo primo mese di stage ho potuto partecipare ad una fiera, in una delle piazze principali di Cochabamba, dove si sono riunite le imprenditrici della rete nazionale di donne imprenditrici, appoggiata dall'IFFI. Ognuna di esse ha venduto le proprie produzioni, vendendo oggetti tra i più variati, dalle collane ai prodotti alimentari, dagli oggetti decorativi a maglie in pura lana di alpaca, dai tessuti ai giochi per bambini, mostrando così il talento delle donne. Punto centrale della fiera è stato il marchio commerciale della rete, "Munama", che raccoglie i migliori prodotti (selezionati secondo qualità, disegno, finitura ecc.) venduti dalle imprenditrici durante tutto l'anno in un negozio nel centro di Cochabamba. L'IFFI appoggia la rete offrendo assistenza tecnica alle donne imprenditrici in modo che possano valorizzare al meglio i loro prodotti per offrirli al mercato e contribuire allo sviluppo economico della loro comunità e del Paese.

Questo primo mese di lavoro è stato molto produttivo e intenso, e sono sicura che attraverso questo stage potrò imparare molto, dal punto di vista professionale e umano.